Da dove eravamo partiti? E come siamo adesso? Ecco come si potrebbe riassumere L.A. Woman dei The Doors, ultimo disco della band ad avvalersi della leadership di Jim Morrison. La summa della carriera dei Doors è racchiusa tutta in un disco che sa tanto di The Doors (1967) quanto di Waiting for the Sun (1968). Se non fosse per l’ultimo brano, così evocativo, forse la chiosa definitiva di Morrison non avrebbe avuto lo stesso sapore, e la sua improvvisa morte tre mesi dopo, il 3 luglio 1971, non avrebbe portato con sé l’immagine del cantante come di un artista il cui capitolo Doors era effettivamente chiuso. Perché L.A. Woman, quantunque non sia effettivamente l’album degli album dei quattro californiani, ne è la chiosa perfetta, la “partita d’addio del capitano”, per usare terminologie calcistiche.
Prima di L.A. Woman
Siamo nel 1971 – come ormai pare chiaro poiché non abbiamo parlato d’altro in questa celebrativa stagione di WideBrations -. I Doors si sono affacciati sulla scena musicale da cinque anni, eppure, in questo brevissimo lasso di tempo, la loro carriera è stata così pregna da apparirci lunga dieci volte tanto. Tra il loro sfolgorante debutto del 1967 e il 1971, la band ha riscritto la storia del rock psichedelico, ha attraversato una fase “commerciale”, ha vissuto controversie d’ogni tipo presso l’intellighenzia vicina al politicamente corretto, è stata bandita dall’Ed Sullivan Show, è stata sulla cresta dell’onda per diverso tempo, ma non ha neppure ricevuto un invito per il festival di Woodstock poiché capitato durante il periodo “arido” della poetica di Morrison.
Siamo lontani da Waiting for theSun e da The Soft Parade; ormai il sound dei Doors è ritornato al blues “acido” e “cruento” dei primi dischi, anche grazie a Morrison Hotel (1970), disco che, però, ha visto ancora una volta critiche rivolte a Jim Morrison per i suoi testi, lontani dalla potenza dei primi anni. La sensazione, dopo le accuse di essersi “venduti”, è quella di una band non più alla moda, ma che può comunque contare su un pubblico consolidato.
Jim Morrison e le ambizioni bohémien
I Doors sono diventati dei mestieranti, in un’epoca in cui la “controcultura” degli anni Sessanta pare essersi deteriorata, soprattutto con la morte di due icone dell’epoca hippy come Jimi Hendrix e Janis Joplin, entrambi scomparsi a ventisette anni nel settembre 1970. La musica sta cambiando, il mondo è stanco dell’ideale hippy, e, anche grazie al glam rock inglese, negli Stati Uniti si sta sviluppando un nuovo modus cogitandi.
Jim Morrison sa di avere ormai chiuso la sua carriera da cantante, ed è intenzionato a trasferirsi a Parigi per intraprendere la carriera da scrittore. E’ stanco d’essere una rockstar; a ventisei anni, Morrison si definisce già un “vecchio uomo del blues”, e ha anche ben compreso come i Doors, con lui o senza di lui, avranno vita breve. La sua salute mentale è provata, e il famoso concerto di New Orleans in cui collassò sul palco ne è una testimonianza.
I quattro membri, da sinistra a destra: Manzarek, Densmore, Krieger e Morrison campeggiano tutti e quattro in foto sulla copertina, con Morrison che richiese di apparire più in basso, con il suo look barbuto dadandy, ormai sua caratteristica che lo allontanava dall’icona sessuale dei suoi albori. Nondimeno, poiché per anni i Doors erano stati la “band di Jim Morrison”, egli aveva deciso di virare verso questa nuova immagine in comunione con i tre amici e colleghi. Un ulteriore distacco dal mito di Morrison con cui era stato dipinto dacché aveva raggiunto la fama di idolo sessuale delle giovani groupie.
Il disco
Lato A
Non è L.A. Woman a sancire la perfetta chiosa sull’incredibile esperienza che abbiamo vissuto in questi cinque anni, ma tutto ciò che porta con sé. Ci sono ancora lasciti “commerciali” nel disco, tanto che Paul A. Rothchild decide di lasciare la band di cui era stato produttore sin dagli albori, venendo sostituito da Bruce Botnik. La formazione di turnisti, peraltro, si è ridotta pesantemente, potendo contare solo su Marc Benno come supporto a Robby Krieger per le chitarre, e sul solito basso di Jerry Scheff, sotto molti aspetti il quinto Door.
The Changeling, brano d’apertura, si caratterizza per un walking di basso parecchio incalzante che dialoga con l’organo blues di Manzarek. I fraseggi del tastierista, contrapposti alla ritmica di Robby Krieger, fanno da perfetto tappeto per il testo di Morrison, il cui intento è preannunciare già dal principio il suo dissenso nei confronti del mito costruitogli addosso; lo si percepisce già dal titolo. La seconda traccia è la vituperata Love Her Madly, uno dei brani che spinse Rothchild a lasciare la band. Scritta da Krieger, considerata come commerciale e “plasticosa”, negli anni, essa si è imposta come uno dei singoli di maggior successo degli ultimi Doors.
Been Down So Long è un blues vecchio stile, con un ritmo cadenzato e che lascia spazio anche al turnista Benno, il quale dialoga con Krieger in una sequenza degna dei migliori bluesman cui egli si ispirava. Molto più quieto è il successivo Cars Hiss by My Window, anch’esso un blues parecchio vicino alla tradizione più classica del genere. Dopo l’armonica presente nel celeberrimo brano Roadhouse Blues di Morrison Hotel, stavolta è Morrison a imitarne il suono per un assolo tanto geniale quanto rigoroso nell’omaggiare il piccolo strumento a fiato. Un brano che parla, come nella tradizione del primo Morrison, dell’atto della copula, in uno sguardo “allucinato”, “acido”, alla desolazione del post-coito.
L.A. Woman – La title track
La title track, lunga più di sette minuti, è forse il brano che meglio di tutti rappresenta le intenzioni poetiche del nuovo Jim Morrison. Citando la biopic di Oliver Stone, “Il rock è cazzo, e con la pancia non vai da nessuna parte“. Jim Morrison non è più quel personaggio che mostrava i genitali – si presume – un anno prima al concerto di Miami. Il brano, rapida e incalzante jam session, rafforza il concetto già presentato in The Changeling, ovverosia l’addio a Los Angeles. Perfetta chiosa sull’idea sociale di Morrison, cui ancora manca l’approfondimento che vedremo al termine del lato B.
Lato B
L’America è il primo brano che inaugura il lato B. Originariamente composto nel 1969, ai tempi di The Soft Parade, avrebbe dovuto fare parte dell’allucinata colonna sonora di Zabriskie Point del nostrano Michelangelo Antonioni – per cui i Pink Floyd composero gran parte dei brani -. Grazie al suo andamento a tratti orgiastico, forse figlio delle influenze che Morrison subì dal mondo newyorchese, dalla conoscenza di Andy Warhol e dalla sua fugace relazione con Nico, esso tenta di descrivere un viaggio nell’America Latina, rifacendosi al tema molto diffuso della rivalutazione dei nativi che aveva dominato la poetica hippy.
Hyacinth House, a dispetto del suo sound parecchio armonioso in maggiore, affronta il tema della solitudine, mostrandoci un dialogo piuttosto insolito tra la voce cupa e volutamente mesta di Morrison, contrapposta alle chitarre di Benno e Krieger. Crawling King Snake è invece una cover di un brano blues di John Lee Hooker. Il riff è inconfondibilmente legato allo stile del bluesman di Chicago, e le tastiere di Manzarek, seguono la scia ritmica piuttosto semplice dettata da Densmore, frattanto che Krieger, a metà canzone, si concede un assolo volutamente sporcato e distante dal suo solito suono pulito e preciso. Si tratta della prima cover mai pubblicata in un disco dai Doors. In passato, altri brani blues di Willie Dixon e Bo Diddley avevano fatto parte dei concerti, per esempio Back Door Man di Dixon era pure apparsa nel medley di Absolutely Live dell’anno prima.
Un ultimo blues dalle sembianze classiche è The WASP (Texas Radio and the Big Beat), penultima traccia. Si tratta di un brano in cui Robbie e Ray dialogano seguendo la batteria sincopata di John Densmore. Il cantato di Morrison, rispolverando anche un’altra tradizione appartenente al genere, si fa più vicino a un parlato, imponendo un testo dalle vaghe venature critiche nei confronti proprio della società Wasp (White Anglo-Saxon Protestant), ovverosia la classe più agiata statunitense, quantunque appaia tutto aleatorio e non eccessivamente diretto.
Riders on the Storm – Il testamento artistico di Jim Morrison
Ci siamo, ce l’abbiamo fatta, ecco che L.A.Woman volge alla conclusione con il suo capolavoro. L’idea di partire con la pioggia è di Botnick, mentre il brano è nato da una jam session, il che la dice lunga su quanto effettivamente Morrison avesse pensato di raccontare l’evento che più di tutti lo aveva segnato sino ad allora. Riders on the Storm è l’ultimo vero capolavoro del poeta californiano. Forse non si impone con la stessa prepotenza dei capolavori del passato, ma è senza dubbio la tanto bramata chiosa perfetta di cui abbiamo discusso all’inizio.
La storia racconta di un giovane Jim, in auto con i suoi, che osserva dei nativi assassinati per strada. Per anni aveva raccontato che lo spirito di uno di essi, presumibilmente uno sciamano, si era impossessato di lui, ma nessuna canzone ne aveva mai affrontato la tematica. Un giorno, allorché Ray Manzarek trovò l’iconico walking di basso che accompagna tutto il brano, Jim sentì di avere il testo perfetto. Un brano dalle forti venature jazz, contraddistinto dall’assolo al piano elettrico, dall’inconfondibile riff e dalla superba chitarra di Krieger. Il cantato di Morrison si fa freddo e algido durante la strofa, per acuirsi lievemente durante il ritornello. La chiusura è affidata alla sua voce riverberata, la quale ne ripete il titolo sino a raggiungere un falsetto strozzato, favorito da una sovrincisione che premia gli alti.
L.A. Woman e la chiusura dell’epopea hippy
La summa poetica dell’ultimo Morrison, il bohémien, il poeta maudit, è tutta racchiusa in questa perfetta chiusura che simboleggia davvero la fine dell’epopea dell’artista. I Doors sono dei mestieranti, forse, e il pubblico non li ritiene più esplosivi e controversi come un tempo, e forse non hanno molto da dire ancora, eppure Riders on the Storm non è solo la perfetta chiusura di L.A. Woman, bensì l’ultima gemma di Morrison. In tutta la sua maestosa potenza, Jim ha incarnato appieno un’epopea indimenticabile, imponendosi nel 1967 come contraltare più lugubre ai bagordi di San Francisco, e terminando la stagione hippy con la sua dipartita nel luglio del 1971. Dopo Jimi Hendrix e Janis Joplin qualche mese prima, la terza icona della controcultura statunitense degli anni Sessanta scende dal palcoscenico a ventisette anni. Essi faranno compagnia a Robert Johnson e Brian Jones, deceduti alla medesima età rispettivamente nel 1938 e nel 1969.
Dopo L.A. Woman
E’ per tali ragioni che L.A. Woman rappresenta il canto del cigno. Non solo dei Doors, non solo di Jim Morrison, ma di un’intera epoca. I Doors incideranno altri due album con tale nome nello stesso anno e nel 1972 (Other Voices e Full Circle), per poi mettere in musica il libro di Morrison, Una Preghiera Americana nello splendido disco An American Prayer del 1978. Ma la morte di Jim Morrison a Parigi, misteriosa come tutte le leggende che circolavano su di lui e che egli stesso alimentava, sancisce tragicamente la fine di un’epoca. Una tragedia catartica, tuttavia, che esprime appieno la quintessenza della poetica rock. Nella storia della musica rock propriamente detta, Jim Morrison rimarrà a lungo come uno degli emblemi dei concetti di eros e di thanatos estremizzati. Jim Morrison è il rock, in tutto e per tutto.
E' il 1971 e in Italia, tra i dischi più venduti troviamo prevalentemente Aznavour, Mina, Battisti... i soliti noti. Si è parlato molto di rock negli scorsi anni, ma alla fin fine, non si può certo dire che la British Invasion abbia attecchito così com'è capitato in America dieci anni prima. Non c'è stato un vero fenomeno psichedelico - le droghe allucinogene non sono neppure realmente arrivate - e i […]
Utilizziamo i cookie per personalizzare contenuti e annunci, per fornire funzionalità dei social media e per analizzare il nostro traffico. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie clicca su Cookie Policy. Cliccando su ACCETTO acconsenti all’uso dei cookie se clicchi su RIFIUTO non salveremo i cookies di questo sito nel tuo browser di navigazione.
Il rispetto della tua riservatezza è la nostra priorità
Noi e i nostri fornitori archiviamo informazioni su un dispositivo (e/o vi accediamo), quali cookie e trattiamo i dati personali, quali gli identificativi unici e informazioni generali inviate da un dispositivo per le finalità descritte sotto. Puoi fare clic per consentire a noi e ai nostri fornitori di trattarli per queste finalità. In alternativa puoi fare clic per negare il consenso o accedere a informazioni più dettagliate e modificare le tue preferenze prima di acconsentire. Le tue preferenze si applicheranno solo a questo sito web. Si rende noto che alcuni trattamenti dei dati personali possono non richiedere il tuo consenso, ma hai il diritto di opporti a tale trattamento. Puoi modificare le tue preferenze in qualsiasi momento ritornando su questo sito o consultando la nostra informativa sulla riservatezza.
Questi cookies sono assolutamente essenziali per il funzionamento del sito web. Questa categoria include solo cookies che assicurano le funzionalità base e le caratteristiche di sicurezza di questo sito. Questi cookies non memorizzano informazioni personali.
Qualsiasi cookie che non è particolarmente necessario per il funzionamento del sito ed è utilizzato specificatamente per collezionare dati per le statistiche, annunci pubblicitari e altri contenuti inclusi negli articoli che potrebbero raccogliere dati in modo anonimo (vedi Facebook, Twitter, LinkedIN, Instagram). E' necessario che l'utente dia il consenso per l'utilizzo di questi cookie se si desidera partecipare alla raccolta statistiche.
Functional cookies help to perform certain functionalities like sharing the content of the website on social media platforms, collect feedbacks, and other third-party features.
Cookie
Durata
Descrizione
chid
session
This cookie is set by the provider Mixcloud. This cookie is used for implementing audio files on the website. It enables the embedding of Mix Cloud audio player.
mx_t
10 years
This cookie is set by the provider Mixcloud. This cookie is used for implementing audio files on the website. It enables the embedding of Mix Cloud audio player.
previmpr
session
This cookie is set by the provider Mixcloud. This cookie is used for implementing audio files on the website. It enables the embedding of Mix Cloud audio player.
Performance cookies are used to understand and analyze the key performance indexes of the website which helps in delivering a better user experience for the visitors.
Analytical cookies are used to understand how visitors interact with the website. These cookies help provide information on metrics the number of visitors, bounce rate, traffic source, etc.
Cookie
Durata
Descrizione
__gads
1 year 24 days
The __gads cookie, set by Google, is stored under DoubleClick domain and tracks the number of times users see an advert, measures the success of the campaign and calculates its revenue. This cookie can only be read from the domain they are set on and will not track any data while browsing through other sites.
_ga
2 years
The _ga cookie, installed by Google Analytics, calculates visitor, session and campaign data and also keeps track of site usage for the site's analytics report. The cookie stores information anonymously and assigns a randomly generated number to recognize unique visitors.
_ga_CCCPPTBX39
2 years
This cookie is installed by Google Analytics.
_gat_gtag_UA_65000996_18
1 minute
Set by Google to distinguish users.
_gid
1 day
Installed by Google Analytics, _gid cookie stores information on how visitors use a website, while also creating an analytics report of the website's performance. Some of the data that are collected include the number of visitors, their source, and the pages they visit anonymously.
CONSENT
2 years
YouTube sets this cookie via embedded youtube-videos and registers anonymous statistical data.
Advertisement cookies are used to provide visitors with relevant ads and marketing campaigns. These cookies track visitors across websites and collect information to provide customized ads.
Cookie
Durata
Descrizione
IDE
1 year 24 days
Google DoubleClick IDE cookies are used to store information about how the user uses the website to present them with relevant ads and according to the user profile.
test_cookie
15 minutes
The test_cookie is set by doubleclick.net and is used to determine if the user's browser supports cookies.
VISITOR_INFO1_LIVE
5 months 27 days
A cookie set by YouTube to measure bandwidth that determines whether the user gets the new or old player interface.
YSC
session
YSC cookie is set by Youtube and is used to track the views of embedded videos on Youtube pages.
yt-remote-connected-devices
never
YouTube sets this cookie to store the video preferences of the user using embedded YouTube video.
yt-remote-device-id
never
YouTube sets this cookie to store the video preferences of the user using embedded YouTube video.
yt.innertube::nextId
never
This cookie, set by YouTube, registers a unique ID to store data on what videos from YouTube the user has seen.
yt.innertube::requests
never
This cookie, set by YouTube, registers a unique ID to store data on what videos from YouTube the user has seen.
Commenti post (0)